IL MIO NOME E’ SCUDETTO – Storia del simbolo più amato dagli italiani.
di Marco Impiglia
Editore: Edito in proprio
Anno: 2022
Pagine: 255
Disponibile per consultazione presso la Biblioteca Granata in via Filadelfia 29/D Torino
Lo scudetto Grande Torino, dal 4 maggio 1949 in poi, è stato percepito dalla gente come un calice che aveva raccolto il sangue di martiri. Analogamente al rito della transustanziazione, con i suoi palesi collegamenti a pratiche antichissime di consumo del cibo in comune e di sacrifici agli dei, lo scudetto tricolore repubblicano è assurto a luogo del sacro nel ricordo della squadra. Vale a dire il valore riconosciuto dell’opera che i ragazzi granata avevano compiuto per recuperare l’unità e l’identità comunitaria: la riunione pacifica della tribù dopo l’apocalisse che l’aveva minacciata. Per allegoria, quando mettiamo sopra un indumento, e su un qualsiasi oggetto, lo scudetto tricolore semplice, o anche una sua mimetizzazione creata dalla grafica di design, accettiamo ad un livello subliminale l’idea, cristiana ma in realtà di epoca preistorica, che esso sia “il corpo e il sangue” del Grande Torino. Un’identità eroica immanente che non sussiste separata da quell’evento, dal mito così come è stato strutturato nel tempo.